
L’unica vera rivoluzione scientifica, in quest’ambito, consiste nell’elaborazione di un piano d’intervento atto alla prevenzione.
L’attività fisica regolare rappresenta l’elemento dello stile di vita che ha la maggiore influenza (insieme all’adozione di un regime alimentare adeguato) nel rallentare l’involuzione età-correlata dei sistemi fisiologici (neuroendocrino, immunologico, cardiovascolare, muscolo-scheletrico) e sull’impatto dei fattori di rischio di malattia croniche (obesità, arteriosclerosi, ipertensione, diabete, artrite reumatoide), oltre a essere associato a una migliore salute mentale e a più soddisfacenti integrazione sociale.
Recenti indagini hanno evidenziato che nei paesi industrializzati quasi la metà della popolazione oltre i 60 anni di età deve essere considerata inattiva, in quanto non raggiunge i livelli di attività fisica giornalieri o settimanali consigliati dalle linee guida ufficiali.
L’inattività arriva poi a contare i due terzi dei soggetti di 75 anni di età e oltre.
L’inattività fisica è tra i 10 principali fattori di rischio di malattia e negli adulti si stima sia responsabile di oltre 3 milioni di morti l’anno. Se l’attività fisica rappresenta uno strumento per intervenire in modo attivo nella prevenzione di molti disturbi correlati all’invecchiamento, l’inattività fisica non è dunque da considerarsi come una neutra situazione “di partenza”, nella quale inserire programmi d’allenamento al fine di ottenere benefici per la salute. Al contrario, l’inattività fisica deve essere inquadrata come una situazione dai rischi e dai costi elevatissimi per la salute del singolo e con pesanti ricadute economiche a livello di bilanci pubblici.
Spesso un limite allo svolgimento dell’attività fisica (specie degli ultra settantenni) è legato a sensazioni di dolore e discomfort che accompagnano lo svolgimento del lavoro muscolare (anche se di bassa intensità) o alla presenza di comorbiltà che, peggiorano la qualità della vita, inducono gli anziani a seguire uno stile di vita sedentario.
Indicazioni di mantenere anche una minima attività fisica (camminata, esercizi di rinforzo muscolare con elastici o piccoli pesi, esercizi di allungamento, esercizi in acqua) dovrebbero invece essere parte di qualsiasi programma rivolto al trattamento di condizioni croniche, associate o meno a stati dolorosi, educando i soggetti coinvolti sull’importanza del lavoro muscolare e sui suoi effetti sulla salute.