Ormai qualche decennio fa, un noto medico psicologo e psichiatra di nome Marcello Cesa
Bianchi, venuto a mancare nel marzo 2018 alla venerabile età di 92 anni, aveva scritto un
libro di ricerca sul tema degli anziani che io avevo acquistato incuriosito a capire qualcosa
di più sulla psicologia di questo periodo della vita. Allora ero molto più giovane ma avevo a
che fare con pazienti sempre più anziani e che si lamentavano per la perdita di efficienza
rispetto agli anni passati. In effetti, quello che mi incuriosiva era il fatto che pur dietro una
reale diminuzione delle prestazioni esecutive restava invece una saggezza ed una visione
molto più lungimirante ed efficace nell’affrontare i problemi della vita.
Nel testo venivano riportate ricerche in cui soggetti giovani e soggetti anziani venivano
comparati nelle loro performance (prestazione), si direbbe ora, ma allora si parlava di
capacità di esecuzione di vari tipi di prove di destrezza e capacità.
Quello che mi colpì allora, ma che non mi stupisce più ora che appartengo alla categoria,
era che, effettivamente, la velocità e la quantità di prove effettuate in un tempo T (cioè un
tempo stabilito per la prova da 0 a tot minuti) risultavano superiori nella categoria giovani,
ma ad un esame più approfondito, la qualità dei risultati (con una ridotta quantità di errori)
risultava superiore nella categoria degli anziani.
Con questa breve introduzione sulla quale si potrebbe discutere a lungo, vorrei solo aprire
un dialogo su quanto sia importante, per tutte le persone anziane o comunque che escono
da un mercato del lavoro regolato da contratti che terminano con il pensionamento, e per
la società tutta non perdere questa maggiore qualità che hanno coloro che un mio amico
definisce i “diversamente giovani”.
Il tema richiederebbe forse un percorso da serial o da episodi di varie stagioni come in
tutte le serie che si rispettino, ma in questo mio articolo vorrei solo appunto aprire un
confronto su quanto veramente certe ricchezze vengano utilizzate realmente, e non solo
formalmente, dai nostri contesti sociali: voglio dire che non solo fa bene alla salute fisica e
mentale degli anziani con ricadute e vantaggi, anche economici, nella prevenzione delle
malattie, (problema sicuramente sentito da chi si deve occupare di gestire le risorse
economiche del Servizio Sanitario Nazionale) ma, soprattutto, potremmo utilizzare la ricca
e necessaria risorsa che la categoria dei “diversamente giovani” può rappresentare per
tutte le altre: bambini, adolescenti e giovani adulti più o meno maturi. (con il termine
“maturi” non intendo le persone che si comportano in maniera seriosa e che mantengono
una facciata di persone per bene, ma persone che abbiano raggiunto un equilibrio interiore
di accettazione di sé stessi nel bene e nel male!).
Allora se siamo tutti interessati a questo discorso, potremmo proseguire parlando di come
gli anziani come risorsa rappresentino il nostro futuro ed il motore per i nuovi giovani di
tutte le età… to be continued (continua)?
Stefano Polimanti
