tratto dal testo “Rappresentazioni e storia degli abiti tra peculiarità represse e conquiste delle donne.“
di Francesca Laura Luciani

Nella ricerca svolta da Francesca Laura Luciani emerge come l’evoluzione dell’abbigliamento sia strettamente legata agli archetipi femminili e al culto delle Dee. Fin dal Paleolitico Superiore, le famose Veneri preistoriche rappresentano il primo grande archetipo della Dea Madre, simbolo della fertilità, della vita e della natura. Queste figure, sempre nude, incarnano il principio femminile come forza creatrice e vitale, in contrapposizione al principio maschile associato ai ruoli sociali e rituali.
Joseph Campbell interpreta questa differenza come espressione di due sfere simboliche: il femminile legato alla terra, alla nascita e alla spiritualità naturale; il maschile invece alla caccia, alla guerra e alla funzione pubblica. Seguendo gli studi di Marija Gimbutas, si ipotizza che nelle antiche civiltà agricole preindoeuropee — pacifiche e matrifocali — la Dea Madre fosse il centro della vita religiosa e sociale, rappresentando equilibrio e armonia tra i sessi.
Nelle culture dell’Europa antica, dell’Anatolia e di Creta Minoica, l’immagine della Dea Madre domina l’arte e la spiritualità: le rappresentazioni femminili celebrano la fecondità e la ciclicità della natura, mentre mancano quasi del tutto scene di guerra o dominio. Jaquetta Hawkes nota come nella Creta Minoica il potere fosse condiviso e spirituale, forse esercitato da sacerdotesse-regine, segno di una società in cui il principio femminile era sacro e centrale.
Il culto della Dea Madre sopravvive nella civiltà minoica e cretese: le statuette delle dee, con gonne a balze e corpetti che lasciano il petto scoperto, mostrano una fusione di pudore e potenza creatrice. La nudità, lontana dall’erotismo, è simbolo di energia vitale e connessione con la natura.
Quando, intorno al 1500 a.C., giunsero gli Indoeuropei, portatori di una cultura patriarcale e guerriera, il culto della Dea Madre si frammentò, ma alcuni suoi aspetti continuarono a vivere nelle divinità femminili del pantheon greco. Le figure di Demetra, Afrodite, Artemide, Era e Persefone conservano tratti dell’antico archetipo: la Madre feconda, l’Amante, la Vergine indipendente, la Moglie regale e la Figlia rinata, ognuna espressione diversa dell’eterno principio femminile.
Così, attraverso la moda, le raffigurazioni e i miti, la Dea Madre e le sue eredi mitiche restano simboli della forza creativa e spirituale della donna, riflesso profondo della sua evoluzione culturale e della sua rappresentazione nei secoli.
Questa riflessione ci invita ad approfondire la mitologia, in particolare le dee, perchè essa può incidere profondamente nello sviluppo della nostra personalità, perché ci invita a riconnetterci con le radici simboliche e archetipiche del femminile — non solo per le donne, ma per ogni individuo che voglia comprendere e integrare le proprie dimensioni interiori.
Capire che dietro l’abbigliamento, i gesti e le immagini del corpo esiste una lunga storia di significati sacri e culturali ci permette di leggere noi stessi non come semplici consumatori di mode, ma come portatori di simboli e identità profonde.
Infine, riconoscere gli archetipi femminili dentro di noi significa riappropriarsi del potere creativo e trasformativo dell’identità, dando forma, anche attraverso il modo di vestirsi e di apparire, a una personalità più consapevole, integra e libera.